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giovedì 29 dicembre 2011



Il running meglio del viagra

Il running meglio del viagra?  Sembrerebbe davvero di sì prima di tutto perché la pratica sportiva è un elemento che combatte l’impotenza, attenzione però a non andare in sovrallenamento, perché in questo caso il testosterone diminuirebbe troppo con conseguenze negative al momento dell’amplesso a causa del relativo calo del desiderio sessuale.
Qual’è la barriera del pericolo? Qualche studioso fissa il limite in 100 km settimanali, ma logicamente ogni podista ha una risposta fisiologica diversa rispetto al problema. Un articolo apparso ieri sul sito Action Magazine rivela che, in base ad uno studio condotto su 2000 runners dall’organizzazione Sue Ryder Care, il 3% di essi fa sesso almeno due volte al giorno, il 10% almeno una volta al giorno, mentre i sedentari non vanno oltre una volta al mese.
 Un altro studio in materia eseguito all’università di Harvard segnala che le performances sessuali dei runners compresi in età fra i 40 ed i 60 anni non hanno niente da invidiare a quelle di un giovane di venti anni.
Siccome fare sesso è certamente una sorta di piccola prestazione sportiva, rischiano molto invece le persone sedentarie o comunque non praticanti uno sport in caso di performances sessuali ravvicinate e troppo protratte nel breve periodo.
Essendo poi in tema di olimpiadi di Londra 2012, qual’è invece il rapporto che devono avere con il sesso i campioni dei vari sport?  Secondo lo studioso finlandese Jacques Waynberg è comunque sconsigliato, sino a sei ore prima della gara, in primis ai maschi che praticano sport esplosivi, vedi getto del peso, slalom speciale, scherma, sprint, perché abbassa i livelli di testosterone.
Quasi consigliato invece ai tennisti ed ai calciatori perché avrebbe quasi lo stesso effetto di un farmaco betabloccante, cioè di un un riduttore dell’ansia. Molto più fortunate invece le atlete perchè un atto sessuale pre-gara diventa una sorta di doping improprio visto che innalza la concentrazione di testosterone.
Se costa poco in termini energetici, circa 300 calorie, come salire poche rampe di scale, ogni atto sessuale fa invece aumentare gli atti respiratori da 14 a 40 volte al minuto portando il lavoro del cuore a circa 180 pulsazioni e facendo schizzare oltre il valore di 200 (mmhg) la pressione sanguigna. Ecco perché i benefici della corsa si sentono  anche  fra le mura di casa.

lunedì 19 dicembre 2011

Correre fa bene al cuore ....

CORRIERE DELLA SERA.it


PREVENZIONE

Correre fa bene al cuore
Non per forza la maratona

Si diffonde la «mania» dei 42 chilometri. Ma la fatica prolungata non è per tutti, anche se si è allenati

MILANO - Da qualche tempo insospettabili di tutte le età si danno alla maratona, 42 chilometri e spiccioli di fatica vera. Ormai ci sono almeno 500 maratone in giro per il mondo, i partecipanti sono oltre un milione e crescono al ritmo del 5% ogni anno. I neofiti discettano della scarpa ideale, delle tabelle d'allenamento e c'è pure chi accarezza il sogno di partecipare prima o poi alle gare di ultra-triathlon (o ironman), dove, una dietro l'altra, si inanellano una maratona, una nuotata di circa 4 chilometri e una corsa in bicicletta di 180 chilometri. Ora una ricerca pubblicata sull'European Heart Journal avverte: chi esagera con gli sport di (estrema) resistenza può ritrovarsi con qualche danno cardiaco che nella maggioranza dei casi si recupera entro pochi giorni, ma che in circa il 10% degli atleti permane per mesi.
LO STUDIO - Lo hanno verificato ricercatori belgi e australiani studiando 40 partecipanti a maratone, ultra-triathlon, triathlon di resistenza o gare di bicicletta in montagna: nessuno aveva problemi cardiaci e tutti erano molto allenati (si esercitavano intensamente almeno 10 ore alla settimana). Sottoponendoli a risonanza magnetica, ecocardiogramma ed esami del sangue prima della gara, immediatamente dopo e 7-10 giorni dopo, i medici si sono accorti che tutti al termine della competizione avevano il "cuore gonfio": il volume cardiaco era aumentato, la funzionalità del ventricolo destro era diminuita. Nel giro di 7 giorni la maggioranza era tornata nella norma, ma alcuni manifestavano ancora zone di sofferenza nel ventricolo destro. «Il dato è nuovo, ma non sorprendente — commenta Attilio Maseri, cardiologo e presidente della Fondazione per il Tuo Cuore-HCF ONLUS —. I ricercatori hanno infatti considerato atleti che si sottopongono a prove per cui il corpo umano non è adatto: un ironman richiede una prestazione fisica intensa per 11 ore. Con questi ultra-sforzi è ovvio che emerga qualcuno suscettibile a sviluppare danni cardiaci, specialmente al ventricolo destro, che è meno spesso e "forte" del sinistro, spinge il sangue nei polmoni ed è perciò fatto per lavorare contro una pressione bassa. Quando durante lo sforzo intenso la pressione polmonare sale, il ventricolo destro lavora peggio e alla lunga può soffrirne».
I CONTROLLI - Meglio rassegnarsi, l'ironman non è per tutti. Ma vale lo stesso per la maratona? «Chi vuole partecipare a queste gare, ogni settimana si allena in media dieci volte di più rispetto a quanto viene raccomandato per restare in forma e tenere sotto controllo i fattori di rischio cardiovascolare: di nuovo, è plausibile che fra tanti ci sia qualcuno inadatto a una simile fatica — osserva Maseri —. La maratona non è di per sé pericolosa, ma serve il buonsenso: se si va in affanno con facilità è meglio ridurre le aspettative. Ed è ovviamente indispensabile la visita medica prima di iniziare qualsiasi tipo di allenamento». Soprattutto chi ha più di 35 anni dovrebbe farsi controllare da un medico dello sport e sottoporsi almeno a un elettrocardiogramma a riposo e sotto sforzo; quindi, è sempre opportuno allenarsi gradualmente, tenendo conto delle proprie caratteristiche e dei propri limiti. «Come estrema cautela potrebbe essere opportuno ripetere i test quando si è già abbastanza allenati e dopo un'eventuale maratona. In questo modo si può valutare se il cuore ha subìto modificazioni e se queste rimangono a lungo — consiglia il cardiologo —. Ma solo esagerando si rischia davvero: la paura di danni al cuore non deve essere usata come scusa per non fare esercizio fisico. Chi svolge un'attività regolare abbastanza intensa vive in media 7-8 anni di più dei sedentari: dovrebbe bastare questo a convincerci che è meglio muoversi. L'esercizio fisico migliora la funzionalità del cuore e la qualità della vita, perché aumenta la sensazione di benessere: è il farmaco più efficace, a buon mercato e privo di effetti collaterali che ci sia. Peraltro per stare bene non bisogna diventare maratoneti, è sufficiente fare regolarmente una camminata a passo svelto. Il modo per capire se la velocità è quella giusta è parlare con qualcuno: se non abbiamo neppure un po' di fiatone bisogna accelerare» conclude il cardiologo. 
Elena Meli

martedì 13 dicembre 2011

il "MONGA"

Eccolo, non è passato neanche un anno che il Monga (il "terribile") si ripresenta,  domenica prossima l'Athletic Team organizza la prima prova del 31° Trofeo Monga.
Quindi, bando alle ciance, indossiamo le chiodate (vanno bene anche le solite scarpe, mi sento autorizzato ad escludere soltanto gli (o le?) infradito) e lanciamoci nelle lande desolate in quel di Seggiano di Pioltello. Li ci attendono, oltre a un vistoso calo di temperatura:
07.00
coperto  -1.4°
W 9 max 14
debole
- assenti --5 °C83 %>10km
buona
al suolo e a
1010m

probabilmente anche l'attraversamento di un ripido dosso e la mitica collinetta finale (paragonabile alla Heartbreak Hill di Boston) che renderanno ancora più piacevole la nostra "impresa".

Mi preme anche segnalarvi questo interessante articolo,

non so perchè, ma il punto 3 mi ha ricordato qualcuno!!!!